lunedì 16 novembre 2015

Petrolio e Religioni; le vere piaghe della modernità La nostra vita è caratterizzata da varie forme di dipendenza più o meno severe; le più gravi sono quelle da Petrolio e, in egual misura, da Religione. Gli utilizzatori finali della prima sostanza (perfettamente legalizzata e controllata dallo Stato) , li vediamo quotidianamente , spesso in coda, presso gli spacciatori di strada (ce n’è più d’uno in ogni quartiere) , disposti a pagare qualunque prezzo per la dose necessaria, in preda ad una ansia costante dettata dalla paura di rimanere a secco. Dagli spacciatori di strada, risalendo la catena al contrario se ne scorgono a malapena i distributori all’ingrosso, per poi passare ai grandi produttori, privati e pubblici, cioè quelli che “fanno il prezzo” sulla piazza, controllati e protetti dai vari governi, destra o sinistra non fa differenza. Servizi di intelligence e apparati militari ad alto livello garantiscono la sicurezza delle trattative in sedi internazionali dove si decidono lo sfruttamento delle fonti, la spartizione delle zone, su scala mondiale, di influenza, la sorte di interi paesi possessori della materia prima necessaria per la successiva raffinazione e distribuzione sulle strade e piazze del mondo. Negli stessi luoghi e , spesso con gli stessi protagonisti, la sostanza è merce di scambio o di pagamento con pari quantitativi di armamenti, sistemi bellici, apparati difensivi od offensivi. Le varie “bande” di produttori e spacciatori internazionali decidono guerre, terrorismi sotto varie forme, periodi di tregua, ripresa dei conflitti, strategie ed alleanze sempre in costante mutamento a seconda degli interessi momentanei o delle previsioni di borsa. Come per tutte le sostanze da abuso, anche questa si intreccia bene con il mercato delle armi, più o meno legale. Come per l’oppio , ogni tanto si fa finta di investire per qualche fonte alternativa , si fa finta di sostenere i paesi fornitori della base incentivando “coltivazioni” alternative. Il controllo delle fonti diventa fondamentale; sta succedendo anche per il metano e per l’acqua, che gli spacciatori e le bande criminali internazionali hanno individuato come nuove fonti lucro, spaccio e immensi guadagni. Tutto questo sistema, che funziona perfettamente, è intoccabile e , soprattutto, necessario a garantire i nostri livelli di “consumo”, imprescindibile per il nostro “benessere”; senza l’oro nero non si vivrebbe. Non è questa una grave forma di dipendenza? L’altra grave forma di dipendenza è quella da Religione o meglio dire Religioni; la “roba” non è una sola ; si differenzia sul mercato sotto varie forme , varia qualità, livelli di raffinazione (raffinatezza) , per palati semplici o più raffinati, più o meno esigenti e/o acculturati. Gli utilizzatori finali delle “sostanza” , perfettamente legalizzata e protetta dai singoli stati in ogni parte del mondo, li vediamo riempire le zone di “spaccio” solitamente in luoghi chiusi e consacrati alla bisogna o piazze stracolme di “consumatori” fidelizzati, in trepidante attesa della dose, in quantità e qualità necessarie al mantenimento del benessere psicofisico. Gli spacciatori , pushers della domenica o del venerdì, a seconda della sostanza spacciata vengono ricercati e idolatrati come esseri superiori , i quali a loro volta soggiacciono alla volontà e al desiderio dei loro Pushers supremi , in genere considerati infallibili ed intoccabili. Questi ultimi, con la complicità dei governi, destra sinistra non importa, cercano di condizionare la vita degli individui consumatori nell’arco di tutta la loro infelice vita, dalla culla alla tomba. In nome e per conto della sostanza spacciata sono capaci di entrare nelle nostre case, nei nostri sistemi educativi, in tutti i gangli vitali dello stato e della vita pubblica, dai tribunali agli ospedali, dalle caserme alle carceri, con una pervasività così capillare e diffusa da far impallidire qualunque altra strategia di marketing. Ma sono anche capaci di scatenare conflitti, sostenere colpi di stato, pianificare e realizzare azioni terroristiche, provocare stragi, mobilitare grandi masse di persone. Gli spacciatori di “sostanze psicotrope”, più o meno acculturati e più o meno degnamente, fanno leva in modo proditorio, su un bisogno ancestrale delle persone di darsi delle risposte; la “sostanza religiosa” consente di darsi quelle risposte altrimenti difficilmente reperibili o introvabili attraverso la propria ragione. Nella maggioranza dei casi la rigidità e la perentorietà dei principi attivi delle sostanze religiose, la instillazione drastica e manichea di ciò che è giusto o meno nelle menti dei consumatori, portano a veri e propri lavaggi del cervello che scaturiscono in condizioni di grave dipendenza dell’adepto-consumatore. Si tratta solo e soltanto di quantità, qualità della sostanza e differenti modalità di consumo; basse dosi, consumi periodici non quotidiani, magari solo fine settimana, lunghi periodi di astinenza, indottrinamento soft e bassi livelli di pubblicità della sostanza, attenuano i fenomeni e garantiscono quel “giusto” livello di passività religiosa necessario al mantenimento del mercato e del potere dei Pushers-Guru ai vari livelli. Al contrario, alte dosi o consumi eccessivi di sostanza religiosa portano al fanatismo e l’adesione a certi dogmi diventa il motivo conduttore di ogni aspetto della vita dell’individuo e il fondamento della propria esistenza, obnubilandone la capacità critica, il pensiero indipendente e la possibilità di decidere attivamente della propria vita. E’ una forma di dipendenza che porta il soggetto religio/dipendente ad un’esaltazione e ad una esasperazione del messaggio e della figura divini, tale da giustificare atteggiamenti aggressivi tanto verso se stesso quanto verso gli altri: in questo modo, un atteggiamento che in prima istanza si caratterizza per la sua passività diventa una forma di abuso verso gli altri, perché non si riconoscono nella stessa credenza, e quindi deviano da quell’unica e giusta via. Chi ha sviluppato una simile dipendenza da sostanza religiosa non è più in grado di assumere un atteggiamento critico nei confronti di essa, dunque non ne mette in dubbio l’autorità e i contenuti e si attiene strettamente alle regole ed agli insegnamenti impartiti dalla sostanza-divinità o dai suoi sacerdoti-spacciatori. C’è una sorta di rinuncia della propria autonomia di pensiero e di delega alla sostanza religiosa e ai suoi distributori autorizzati delle decisioni e delle scelte. Cosa questa che evidentemente solleva dalle responsabilità e dalla fatica che ogni decisione, scelta o confronto con la realtà impone a ciascuno attivandone profondi e complessi meccanismi di elaborazione. L’adesione al consumo costante di sostanze religiose garantisce un alleggerimento da questo processo al costoso prezzo della propria libertà e autonomia. In qualche modo il funzionamento della sostanza riattiva il rapporto arcaico con un genitore onnipotente che decide per sé e ha tutte le risposte risultando fortemente rassicurante. Una riattivazione arcaica che infantilizza il soggetto e lo proietta a modalità di funzionamento primitive incentrate sulla dipendenza e sulla propria impotenza. L’ottenimento della felicità ultraterrena dipende dalla perfetta adesione al volere divino così da aggiudicarsi il meritato premio: la felicità la redenzione ecc. Il raggiungimento della perfezione nelle azioni, la perfetta percorrenza dell’unica via di “salvezza” diventa la sola ragione della vita dell’individuo, ma questa ricerca di perfezione è tanto illusoria quanto impossibile e l’impossibilità genera frustrazione e paura: la persona cade così in un circolo vizioso al quale consegue un attaccamento ancora più accanito ed esasperato alla sostanza consumata e ai suoi rituali, che costituiscono lo strumento che le permette di controllare la paura di sbagliare e il relativo sentimento di vergogna e di disistima. Non è forse questa una grave forma di dipendenza?

mercoledì 11 novembre 2015

IL GOVERNO, IL PARLAMENTO SONO DAVVERO LO SPECCHIO DEL PAESE? Un pò di storia. Nel 1981 in Francia il Presidente Mitterand abolì la pena di morte, nonostante la maggioranza dei francesi (opinione pubblica) fosse contraria. I crimini non aumentarono per effetto del provvedimento, la società si adattò velocemente e la Francia tutta fece un passo avanti nella civiltà e nella democrazia. Tutto ciò a dimostrazione che un governo, un presidente, una coalizione illuminati e democratici possono ( e in certi momenti lo devono) fare scelte che apparentemente vanno contro l'opinione pubblica corrente. Esempi di oggi? Le unioni civili, le adozioni per le coppie omosessuali, l'educazione sessuale curricolare nelle scuole, l'abolizione dell'8 per mille, il reddito sociale o di cittadinanza, i prelievi fiscali alle pensioni e ai redditi più alti e via così. Voglio dire che il tasso di democrazia di un governo non si misura dalla sua capacità di accodamento al "sentire comune" tipica del populismo peronista, ma alla sua capacità di percepire i mutamenti utili e necessari per il progredire democratico, cogliendone le caratteristiche pedagogiche ed educative, e di prevederne le ricadute positive nel medio e lungo termine. Un discorso troppo complicato per il turborenzismo, ma anche per larga parte della "sinistra" nuova o vecchia che sia.....?

mercoledì 4 novembre 2015

Mondonuovo: M.C.P. Mafia,Chiesa,Politica. La formula vincente ...

Mondonuovo: M.C.P. Mafia,Chiesa,Politica. La formula vincente ...: M.C.P. Mafia,Chiesa,Politica. La formula vincente per un paese sempre uguale a se stesso. Le notizie che provengono dal Vaticano si interse...
M.C.P. Mafia,Chiesa,Politica. La formula vincente per un paese sempre uguale a se stesso. Le notizie che provengono dal Vaticano si intersecano con l'apertura del processo di Mafia Capitale e con il super commissariamento del Comune di Roma. Quindi in soldoni; CHIESA, POLITICA CORROTTA, CRIMINALITA' ORGANIZZATA; una triade inscindibile che marchia a fuoco il nostro paese dal 1948 ad oggi. Perchè il 1948? Perchè quegli stessi, identici ingredienti in quell'anno che vide l'ascesa della Democrazia Cristiana al potere, si sono sublimati nella composizione socio-chimica costitutiva del genoma politico immutabile del nostro sistema. Mutatis mutandi, oggi, nel senso proprio di oggi, li ritroviamo squadernati di fronte a noi. Tutto ritorna e tutto è legato da un lungo e spesso filo nero. A riprova della continuità basterebbe citare un solo nome; Giulio Andreotti; dal 1945 al 2013 (anno della scomparsa) . Questo figuro è sempre stato presente nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all'Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. Sette volte presidente del Consiglio tra cui il governo di "solidarietà nazionale" durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l'astensione del Partito Comunista Italiano, e il governo della "non-sfiducia" (1976-1977), otto volte Ministro della difesa, cinque volte Ministro degli affari esteri, tre volte ministro delle partecipazioni statali, due volte Ministro delle finanze, Ministro del bilancio e della programmazione economica e Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, una volta Ministro del tesoro, Ministro dell'interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentacinque anni), Ministro per i beni culturali e ambientali (ad interim) e Ministro delle politiche comunitarie. Vogliamo continuare? Non serve. Ma serve molto citare un ultimo dato; Andreotti era il titolare/gestore di un conto corrente presso lo IOR (la banca vaticana ) Su questo conto agli inizi degli anni 90′ transitarono 60 milioni di euro di oggi.E proprio l’intensa movimentazione determinò i tentativi di depistaggio dei magistrati di Mani pulite da parte della maxitangente Enimont,mazzetta simbolo di Tangentopoli ,era transitata proprio su “Fondazione Spellman”,ovvero il conto attribuibile a Andreotti coperto nei carteggi della Santa Sede dall’emblematico nome in codice Omissis”. (fonte VATICANO SPA Gianluigi Nuzzi). E la non soluzione di continuità della miscela chimico-politica è garantita dal fatto che dal governo di unità nazionale in poi, la sinistra istituzionale (PCI in primis) si è andato via via sempre di più democristianizzandosi trascinando nella melma clerico-affaristico-partitica tutti i governi nazionali, regionali, comunali del nostro paese dal dopoguerra ad oggi, fino ad arrivare all'amministrazione comunale di Marino di cui si può dire tutto e di più a livello di opinione, ma uno dei pochi fatti incontrovertibili ed inoppugnabili è la sua devozione al soglio vaticano e la sua predisposizione al bacio della pantofola, epigone tragicomico di una lunghissima schiera di predecessori, più o meno blasonati, più o meno accreditati dalla sinistra ufficiale.Quindi nihil novi sub sole.

venerdì 23 ottobre 2015

VOGLIO VIVERE ALLA GRANDE!

Sabato 17 Ottobre a Bagnone, grazie ad alcuni sindaci/che della Lunigiana, a Marina Babboni (instancabile funzionaria-sponsor delle culture “altre”) e Angelo Possemato (ex assessore alla cultura del Comune di Carrara negli anni dell’Ulivo) , abbiamo avuto il piacere di assistere ad uno spettacolo a dir poco meraviglioso. Nel raccolto e prezioso teatro Quartieri di Bagnone è andata in scena la Compagnia Instabile; pazienti psichiatrici e operatori, uniti dalla passione per il teatro hanno dato a vita allo spettacolo “Voglio vivere alla grande” , un racconto in forma recitata e cantata della loro storia e delle loro rappresentazioni, dando vita ad una sorta di meta-scena – linguaggio che ha offerto non solo divertimento e ottimo teatro, ma anche importanti spunti per riflessioni ulteriori. E, da operatore della Sanità, non posso fare a meno di notare come questa splendida compagnia di “guitti” (pazienti ed operatori), costituisca un’esperienza esemplare di integrazione tra servizio pubblico (la Psichiatria dell’ASL di Benevento) , pazienti psichiatrici afferenti ai servizi , e terzo settore (associazioni di volontariato e cittadini ) ; esemplare anche per noi a Massa Carrara. Ma al contempo ciò suscita amare riflessioni in sede locale. Anche da noi gli operatori della Psichiatria con i pazienti psichiatrici e le associazioni di volontariato diedero vita ad un progetto teatrale che , grazie ad una migliore cura istituzionale e ad una maggiore oculatezza nella sua gestione , avrebbe potuto trasformarsi in una esperienza altrettanto importante e gratificante per tutti; pazienti, operatori e comunità cittadine. Ma anche nel settore delle dipendenze patologiche, in particolare l’alcolismo, gli operatori dei servizi e i pazienti erano riusciti a dare vita ad un’ esperienza di integrazione tra servizio pubblico e associazionismo civile che dava frutti sia sul piano terapeutico che su quello riabilitativo, proprio perché si fondava sul principio dello scambio proficuo tra “saperi” diversi , tra la cultura tecnica degli “esperti “ in riabilitazione (infermieri in particolare) e la cultura esistenziale dei pazienti,che si emancipavano da passivi riceventi cure ad auto-promotri del proprio benessere . Entrambe le esperienze sono andate perdendosi a causa del prevalere di una cultura “medicalizzante” che ha visto affermarsi progressivamente il punto di vista clinico e farmacologico su quello riabilitativo e psico-sociale, facendo leva sulle fragilità intrinseche ad ogni esperienza che preveda un terreno comune di lavoro tra pazienti ed operatori. Il prevalere e lo strapotere della ricetta e del farmaco rispetto al potere curativo della parola e della relazione, hanno annichilito queste esperienze che , come momentanei bagliori di luce , hanno illuminato e riscaldato per poco tempo la scena arida e fredda della vita socio sanitaria del nostro territorio. Potevano essere un’occasione di riscatto per i deboli di sempre e di nuovo impegno per una generazione di operatori socio sanitari che non si è mai arresa alla prevaricazione delle camicie di forza, degli elettroshock, e delle bombe farmacologiche. E ciò è avvenuto nell’indifferenza accondiscendente del mondo politico e istituzionale che ha preferito girare lo sguardo dall’altra parte ( “in fondo sono sempre grane questi pazienti” oppure “lo dico i medici”) affidandosi ed arrendendosi in maniera acritica e passiva alla sola cultura medicalizzante Questa cultura oggi è forte più che mai , e si incarna perfettamente nei nuovi indirizzi socio sanitari delle nuove ASL che viaggiano per conto loro, sempre più staccate dai territori, dalle loro culture, dalle loro genti. La cultura medicalizzante e tecnicista non andrebbe lasciata libera di agire indisturbata; essa porta alla desertificazione culturale e all’affermazione del farmaco come solo orizzonte terapeutico. In campo socio sanitario la tecnica deve sempre essere accompagnata e per certi versi guidata da un sapere “altro” , come ci hanno insegnato i maestri del settore ; per ricordarne solo un paio , Bruno Benigni ( funzionario della Regione Toscana recentemente scomparso, promotore toscano della Psichiatria Territoriale) e Mario Tommasini (inventore e propugnatore instancabile della cooperazione sociale ). Nel perseguire il benessere mentale e relazionale, le tecniche e le competenze scientifiche sono nulla senza la cultura politica della trasformazione ed il pensiero alternativo dell’integrazione sociale.

venerdì 3 febbraio 2012

Capitani coraggiosi?

Apprendiamo, sconcertati e indignati allo stesso tempo, dalla lettura delle cronache locali che domenica 29 Gennaio a Vittoria Apuana (Lu) si è  svolta la presentazione pubblica del libro Un capitano coraggioso a cura dello scrittore Gianni Bianchi. Il libro , così si legge nella presentazione del quotidiano La Nazione di giovedì 26 gennaio us (agenda Massa Cararra, pag 13), intende commemorare l' eroica impresa del comandante Mario Giorgini che , insieme ad altri militari italiani, portò all'affondamento di alcune navi inglesi nel porto di Alessandria di Egitto durante la seconda guerra mondiale. Il libro (testuali parole) intende rendere omaggio al fatto che Giorgini volle partecipare personalmente  alle missioni degli SLC (Siluro a Lenta Corsa, ndr ) contro la base di Alessandria , nonostante il suo grado e la mancanza di allenamento specifico gli permettesse di rimanere comodamente nel suo ufficio di La Spezia.....
La notizia presenta il fatto come un gesto eroico senza riferimenti storici e soprattutto senza specificare che avvenne in pieno regime fascista; infatti l'attacco avvenne il 19 Dicembre 1941 ad opera delle squadre di assalto della X mas di Valerio Borghese, a capo dellunità speciale della marina italiana, e il cui nome è legato a numerose imprese di stampo fascista, durante e dopo la guerra. Ora , noi scriventi, figli , nipoti , discendenti di Militari Italiani Internati (IMI) nei campi di lavoro e nei lager nazisti rimaniamo allibiti di fronte al fatto che si commemorino , tramite pubblicazioni o pubbliche manifestazioni, le imprese del regime fascista e in particolare di ufficiali italiani che , oltretutto volontariamente, vi  presero parte. I nostri padri, zii, parenti erano ufficiali, sottufficiali e soldati dellEsercito Italiano che, al momento dellarmistizio dell( settembre 1943), furono presi prigionieri dai tedeschi (fino al giorno prima alleati) e si trovarono di fronte alla scelta tra il collaborazionismo con tedeschi e repubblica di Salò o la deportazione in Germania. In 600 mila rifiutarono la collaborazione e tra questi si distinsero gli ufficiali e i sottufficiali che , consci del loro ruolo di responsabilità sapendo  di indicare una strada anche ai loro soldati compirono  un alto (questo sì) gesto di lealtà e coerenza. Furono tradotti in Germania; chi nei campi di prigionia e sterminio, chi ai lavori forzati , nelle fabbriche o nei campi (furono chiamati per questo gli schiavi di Hitler). Per molti anni furono dimenticati, poi grazie a documentazioni e a studi portati avanti da storici, politici e ricercatori (ricordiamo tra tutti Giulio Natta) qualche anno fa iniziò la loro rivalutazione storico politica e , non senza difficoltà, la polvere del tempo è stata in parte spazzata via. Ciò che sconcerta e che indigna ancora oggi è che , proprio nei giorni della Memoria dellOlocausto e dei crimini nazifascisti, vengano esaltate le imprese del regime , che tanti lutti e disgrazie costò al nostro paese.
Per questo oggi , senza tema di smentita, siamo orgogliosi di chiamare eroi questi militari, e non quelli che orgogliosamente servirono lesercito fascista. Rifiutiamo pertanto qualsiasi tentativo di mettere sullo stesso piano oppressori ed oppressi, aguzzini e vittime, complici conniventi ed innocenti, per una sorta di erronea pacificazione storica tendente solo a dimenticare i crimini, e ad annacquare le coscienze.

I parenti dei militari deportati IMI di Carrara                                                    Carrara 1/02/12


mercoledì 14 dicembre 2011

Crisi economica, roghi dei campi e stragi di stranieri innocenti; tutto è correlato.

In un momento in cui la crisi del capitalismo mondiale scarica i propri costi sui ceti più deboli della società , la reazione istintiva  del “popolo” è quella di scagliarsi violentemente contro i “colpevoli” più a portata di mano. Visto che i ricchi sono sempre più “irraggiungibili”, sia visivamente che fisicamente, l’istinto primario di sopravvivenza e la rabbia primordiale si esprimono e si scaricano sui “colpevoli” più disponibili; gli stranieri che “ci sottraggono  alloggi, lavoro, che sporcano, che stuprano “,che con la loro sola presenza ci minacciano direttamente alla porta di casa, nella strada sottocasa. La povertà crescente e la mancanza assoluta di prospettive  mischiate al senso di impotenza e alla frustrazione determinano una miscela pronta ad esplodere da un momento all’altro. La congiuntura in Italia si fa ogni  giorno più dura , il clima sempre più pesante, la violenza è pronta ad esplodere e, come da sempre insegna la storia, l’obiettivo più facile è lo straniero, il diverso. Aggiungiamo poi la assoluta mancanza di prospettive di alternative credibili da parte della sinistra italiana che, salvo rare eccezioni, si è accodata nella sua grande maggioranza passivamente a questa  montante  cultura sciovinistica, nazionalpopolare che si  traduce nelle accuse quotidiane contro i  “cinesi” con la loro presunta concorrenza scorretta, contro i  “rumeni” che prestano opera a prezzi più bassi (badanti e muratori) , i “negri”  che vendono le borse griffate deprezzando il made in italy.
Persino nelle manifestazioni sindacali di questi giorni contro la manovra del governo dei tecnici, è stato possibile vedere cartelli in difesa del lavoro “italiano “ contro i “cinesi”. La storia si ripete; succedeva nella Germania negli anni 30 contro gli ebrei, commercianti e banchieri, nell’Italia fascista delle corporazioni, negli Stati Uniti della grande depressione, oggi nell’Italia del 2011.
 La strage di Firenze di innocenti senegalesi, l’assalto al campo rom di Torino, non sono il prodotto di menti malate di pazzi senza controllo, sono il risultato di anni di campagne razziste e xenofobe alimentate dai media, dai partiti , dalle istituzioni. Ognuno di questi soggetti , che oggi versano lacrime di coccodrillo sui morti ammazzati in strada, è chiamato direttamente in causa. In primo luogo i sindaci sceriffi , di destra o di centro sinistra non fa differenza, che con i loro proclami di sgombero dei campi rom, altisonanti e demagogici, alimentano l’odio razziale. I consiglieri comunali di ogni colore che propongono ordini del giorno sulla cacciata dei venditori ambulanti dalle strade in nome della difesa del “made in Italy”, i presidenti delle corporazioni  che pretendono dalle istituzioni sanzioni e regole stringenti verso  gli artigiani, le piccole società e le cooperative non italiane che riescono a proporre prezzi concorrenziali, i cittadini comuni , con le circoscrizioni compiacenti, che raccolgono le firme per l’allontanamento degli stranieri dai “loro” quartieri, costituiscono le premesse e il brodo di coltura adatto al manifestarsi delle esplosioni di violenza; Prova ne è la vicenda del campo Rom di Torino; le istituzioni , i mass media e la città “perbene” si mostrano meravigliati e sconvolti dall’episodio, consolandosi con le “scuse” della ragazza che ha mentito sulla vicenda dello “stupro” come se , fosse stata provata la colpevolezza dei rom, sarebbe stato giustificato il rogo purificatore del campo. Gli esecutori materiali del rogo di Torino , ma anche il ragioniere perbene di Firenze che ammazza i senegalesi, rappresentano l’immagine materializzata  di un sentimento xenofobo diffuso, condiviso ed alimentato ad arte  nei quartieri popolari, dove  si svolgono sempre più spesso, come fossero cose normali, fiaccolate, cortei, raccolte di firme, riunioni, assemblee, per cacciare lo straniero , guidate e assecondate da presidenti e da consiglieri di circoscrizioni, comuni, sindaci di destra e qui in Toscana , di centro sinistra, indistintamente. Questo è il clima e questi sono i risultati. A nulla valgono le lacrime e le scuse se , passata l’emozione del momento, il giorno dopo si riprende  con le campagne di odio e con il razzismo  istituzionale.